Roma, 11 aprile 2019 – Mentre si parla di varare misure che favoriscano la crescita e lo sviluppo, Confapi sottolinea come l’entrata in vigore del nuovo codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, iniziato dal precedente Governo e varato da quello attuale, si concretizzi in un ulteriore fardello per le PMI.
“In un momento nel quale le nostre piccole e medie industrie devono far fronte a nuovi venti di crisi e alla concorrenza internazionale – commenta il presidente di Confapi, Maurizio Casasco – la misura introdotta rischia di avere un effetto dirompente sulle nostre industrie, soprattutto su quelle meno strutturate”.
Con le modifiche introdotte al Codice Civile, infatti, vengono inaspriti i requisiti per l’obbligo di dotazione di un organo di controllo esterno: fatturato minimo di due milioni di euro o 10 dipendenti o attivo patrimoniale sempre di due milioni.
Si riscontra inoltre l’ennesima abnorme estensione di responsabilità nei confronti degli organi societari dell’impresa in funzione di un non meglio definito momento della vita aziendale, gravando inoltre l’azienda di ulteriori oneri relativi all’adozione di appositi modelli e organi di controllo. Seppur condividendo la ratio generale della norma, tesa ad adeguare la materia della crisi d’impresa ai parametri europei, non si può fare a meno di sottolineare con forza l’ennesimo fardello burocratico, economico e di responsabilità che si riversa sulle piccole e medie industrie private.
“Confapi si adopererà in tutte le sedi per promuovere una rivisitazione della norma – conclude Casasco – Le audizioni sul Def della prossima settimana saranno l’occasione per rimarcare questa paradossale situazione di grave pregiudizio delle imprese che rappresentiamo”.